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venerdì 13 maggio 2011

Tutto per noi, niente per gli altri

La riduzione al minimo del costo del lavoro, i salari più bassi rispetto alla media dei paesi europei, la riforma del mercato del lavoro con l'introduzione della flessibilità e della precarietà, la dotazione di capitale fisico delle imprese rimasta praticamente invariata: queste sono le cause della bassissima produttività del lavoro in Italia. In pratica le imprese hanno sostituito il capitale con il lavoro.
Queste conclusioni non sono tratte da un articolo del Manifesto o da uno studio di settore della Cgil, ma dall'ultima, illuminante, lezione di oggi del corso di economia.
La produttività, ormai lo sappiamo, si ha se le imprese investono per aumentare lo stock di capitale fisico a disposizione dei lavoratori. Ma le imprese non investono più in ricerca e nuove tecnologie, e questo causa la perdita di competitività in un mercato globale concorrenziale. Ma per competere, in qualsiasi campo, bisogna combattere ad armi pari, altrimenti è partita persa.
Per mantenere alti i margini di profitto le imprese da un lato hanno mantenuto alti i prezzi dei loro beni finali, dall'altro hanno cercato in tutti i modi di abbassare il costo del lavoro, e quindi dei salari: le pressanti richieste in tal senso di Confindustria ai governi di ogni colore sono agli ordini del giorno. Basta guardare un qualsiasi telegiornale per rendersene conto.
Insomma, il costo del lavoro in Italia non è un problema e la mancanza di produttività non può essere scaricata solo sui lavoratori, checchè ne dicano quelli di Confindustria.
Un motivo in più per cambiare canale quando la Marcegaglia compare in tv.

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